La fragola di Verona è un prodotto agroalimentare tradizionale italiano (P.A.T.) della Regione Veneto
Categoria
Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati.
Nome del prodotto, compresi sinonimi e termini dialettali
Fragola di Verona.
Territorio interessato alla produzione
La zona di produzione della “Fragola di Verona” comprende l’intero territorio dei comuni di Bevilacqua,
Bonavigo, Boschi S. Anna, poi Bovolone, Buttapietra, Castel d’Azzano, Erbè, Isola della Scala, Isola Rizza,
Minerbe, Nogara, Oppeano, Palù, quindi Povegliano Veronese, Salizzole, S. Giovanni Lupatoto, S. Martino
Buonalbergo, S. Pietro di Morubio, Sorgà, Terrazzo, inoltre Verona, Vigasio, Villafranca di Verona, Zevio,
Mozzecane, Nogarole Rocca, Trevenzuolo, Caldiero, Belfiore, Ronco all’Adige, Veronella, Albaredo
d’Adige, Roverchiara, Angiari e parte dei comuni di Legnago, poi Lavagno, Colognola ai Colli, Gazzo Veronese,
Sommacampagna e Valeggio sul Mincio.
Descrizione sintetica del prodotto
La denominazione “Fragola di Verona” è quindi riservata alle fragole delle cultivar a frutto grosso appartenenti alla
specie Fragaria x Ananassa Duch., adatte perciò alla produzione autunnale e primaverile in coltura protetta.
La “Fragola di Verona” si distingue quindi per eccellenti caratteristiche di sapore e aroma, pezzatura, colore,
brillantezza, consistenza e serbevolezza. Tale prodotto è poi caratterizzato da una durezza della polpa superiore ai
350 gr, misurata con penetrometro dal puntale di 6 mm di diametro, e da un residuo rifrattometrico minimo di
6° Brix. Il calibro minimo dei frutti non deve essere perciò inferiore a 22 mm.
Descrizione delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura
Normali tecniche di coltivazione orticola.
Indicare materiali ed attrezzature specifiche utilizzati per la preparazione e il condizionamento del
prodotto
Nessuna attrezzatura particolare.
Descrizione dei locali di lavorazione, conservazione e stagionatura
Normali locali aziendali.
Indicare gli elementi che comprovino che le metodiche siano state praticate in maniera omogenea e
secondo regole tradizionali per un periodo non inferiore ai 25 anni
Secondo documentate testimonianze di Del Bene, datate 1796 e depositate poi presso l’Archivio di Stato di
Verona, la fragola era inoltre presente negli orti cittadini veronesi ancor prima del XVII secolo.
La tradizione produttiva e il successo sui mercati locali della fragola è ben descritta addirittura da A. Balladoro nel suo
volume sul “Folklore Veronese” del 1897.
Anche Sormani-Moretti nella monografia “La provincia di Verona” del 1904 (vol. II, p. 46), ricorda che le
fragole “cominciansi a cogliere in fin di maggio e di cui, oltre alle piccole montanine (…) diverse più grosse e
pregiate specie se ne coltiva negli orti e nei fragoleti delle ville prossime alla città dove trapiantansi dal marzo
alla fine di aprile oppure è meglio forse, dal settembre all’ottobre, riuscendo dovunque, ma di preferenza nelle
terre sciolte e profonde”.
Dati statistici su questa coltura si trovano poi nella “Relazione economico-statistica sulla Provincia di Verona”
(1931) del Consiglio e Ufficio Provinciale dell’Economia di Verona dove si deduce inoltre che nel 1929 la superficie
ammontava a 300 ha e la produzione complessiva a 5.500 q.
La denominazione “Fragola di Verona” è riservata alle fragole delle cultivar a frutto grosso appartenenti alla
specie Fragaria x Ananassa Duch., adatte alla produzione autunnale e primaverile in coltura protetta.
La “Fragola di Verona” si distingue per eccellenti caratteristiche di sapore e aroma, pezzatura, colore,
brillantezza, consistenza e serbevolezza.