Miele della Montagna Veronese

Il Miele della Montagna Veronese leccornia scaligera

Categoria
Prodotti di origine animale (miele, prodotti lattiero caseari di vari tipo escluso il burro)

Nome del prodotto, compresi sinonimi e termini dialettali
Miele della Montagna Veronese

Territorio interessato alla produzione
Intero territorio di pertinenza delle comunità Montane della Lessinia e del monte Baldo.

Descrizione sintetica del prodotto
Miele ottenuto esclusivamente dalla elaborazione delle api del nettare dei fiori. A seconda della provenienza
del nettare, stagionalità delle sostanze zuccherine succhiate, si presenta poi con tonalità di colore diverse:
giallognolo, semi trasparente, vischioso, che col tempo tende a diventare inoltre opaco e granuloso, se proveniente da
più specie di piante (legnose od erbacee); marrone chiaro se assunto dai fiori dei castagni; biondo trasparente
perché proveniente dalle fioriture dei ciliegi. Per il miele di prato il colore è biondo intenso. L’odore è
comunemente gradevole con sapore ed aroma speciale. Il miele di castagno presenta un marcato con
retrogusto di piacevole amaro.
Per il “Miele della montagna veronese” concorre il particolare ambiente montano che fornisce gli aromi di
prato, di bosco, d’acacia, di castagna, di conifere, di quercia, di faggio.

Descrizione delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura
Il miele s’ottiene per colamento naturale dai favi o per estrazione mediante centrifughe. La conservazione è quindi
attuata normalmente in confezioni già sigillate e pronte alla vendita.

Indicare materiali ed attrezzature specifiche utilizzati per la preparazione e il condizionamento del
prodotto
L’estrazione del miele viene effettuata con gli “smelatori”, delle centrifughe. La raccolta avviene quindi in appositi
contenitori e, successivamente, a mano o mediante l’ausilio di dosatori meccanici, posto in confezioni di vetro
chiuse, avvitando un coperchio metallico metallico.

Descrizione dei locali di lavorazione, conservazione e stagionatura
I locali di lavorazione e conservazione del miele sono inoltre in normali ambienti aziendali adatti secondo le norme
sanitarie.

Indicare gli elementi che comprovino che le metodiche siano state praticate in maniera omogenea e
secondo regole tradizionali per un periodo non inferiore ai 25 anni
Il miele è stato il primo dolcificante naturale per l’uomo, presente in tutte le civiltà. Nell’area montana
veronese la produzione di miele era, principalmente, una componente dell’attività familiare, anche se
esistevano limitate produzioni per l’artigianato dolciario (Monografia della provincia di Verona” Sormano
Moretti –1904). Solo dopo la Seconda guerra mondiale s’avvia a diventare una vera e propria attività
produttiva e commerciale, indirizzata in un primo momento allo sviluppo di alveari per l’impollinazione dei
fruttiferi, il ciliegio in particolare. “L’apicoltura sta diventando più utile al frutticoltore che non produttore di
miele…. A nulla varrebbe l’adozione di adatti impollinatori se venisse a mancare, o fosse comunque scarsa,
la presenza d’insetti pronubi …”. (Bargioni G. L’impollinazione delle cultivar di ciliegio e gl’insetti pronubi
– I Convegno Nazionale del Ciliegio- Verona 13 giugno 1964). A considerare con maggior incisività la
produzione del miele anche in vista poi d’un miglioramento qualitativo fu E. Perucci in “Le api fanno anche il
miele” in Atti dell’Accademia di Scienze e Lettere di Verona 1960-1961. Nel 1976 sorgeva a Verona
l’Associazione Provinciale apicoltori che ha sviluppato un validissimo supporto per il miglioramento della
professionalità dell’apicoltore di montagna. Da oltre un ventennio a Boscochiesanuova, nel cuore della
Lessinia, è stata infatti istituita un’importante manifestazione per qualificare il Miele della Montagna Veronese,                                        che unitamente a quella di Lazise (1984) imprime quindi un notevole impulso al settore.