Rufiolo di Costeggiola un prodotto agroalimentare tradizionale P.A.T della regione Veneto tipico della provincia di Verona
Categoria.
Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria
Nome del prodotto.
Rufiolo di Costeggiola
Territorio interessato alla produzione
Il paese di Costeggiola (frazione di Soave, Verona)
Descrizione sintetica del prodotto.
Il Rufiolo di Costeggiola ha la forma del sole nascente (o come la cresta di un gallo). E’ composto infatto da un
ripieno che è avvolto dalla pasta liscia e sottile. (si allega disegno).
Gli ingredienti del ripieno sono: amaretti, poi uva appassita, pane grattugiato, quindi brodo di carne, cedrini, mandorle,
zucchero, uova, pinoli, formaggio grana, rhum, noce moscata.
Ingredienti della pasta: farina, uova, latte, sale.
Descrizione delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura.
Il prodotto viene lavorato in tre fasi.
La prima consiste nel preparare il ripieno del Rufiolo di Costeggiola, che viene lavorato miscelando i vari
ingredienti e lasciato riposare per 24 ore.
La seconda fase consiste nel preparare la sfoglia di pasta, stenderla, depositare la dose di ripieno e quindi
richiuderlo sovrapponendo la pasta tagliandola con l’apposito stampo artigianale a forma di Rufiolo di
Costeggiola.
La terza fase è la cottura, dove il Rufilo di Costeggiola viene fritto in abbondante olio di semi.
La sua conservazione deve avvenire in un luogo fresco ed asciutto e al riparo di fonti luminose.
Il Rufiolo di Costeggiola deve essere consumato preferibilmente entro 30 giorni dalla data di produzione.
Materiali ed attrezzature specifiche utilizzati per la preparazione e il condizionamento del prodotto.
Per il ripieno e la sfoglia di pasta si utilizza una impastatrice elettrica a spirale che permette una migliore
amalgamazione degli ingredienti.
Per stendere la pasta si usa la macchinetta a cilindri per formare una sfoglia fine.
Il sacco a pasticceria serve per depositare poi la dose di prodotto nella sfoglia.
Lo stampo artigianale da la forma quindi al Rufiolo di Costeggiola.
La friggitrice serve per la cottura.
Descrizione dei locali di lavorazione, conservazione e stagionatura.
La lavorazione avviene in laboratori adatti alla lavorazione e trasformazione degli alimenti., dietro consenso
dell’organo sanitario che stabilisce poi l’idoneità del luogo. La conservazione nei locali dove le condizioni
ambientali e igieniche inoltre lo permettono.
Indicare gli elementi che comprovino che le metodiche siano state praticate in maniera omogenea e
secondo regole tradizionali per un periodo non inferiore ai 25 anni.
Il Rufiolo di Costeggiola è nato nelle case contadine con ingredienti di recupero e in origine era quindi cotto nel
brodo. In seguito è stato realizzato esclusivamente come dolce.
Subito dopo la seconda guerra mondiale, il 17 gennaio, in occasione di Sant’Antonio Abate protettore degli
animali e patrono del paese di Costeggiola, gli abitanti iniziarono allora a festeggiare in piazza. Le osterie del paese
che erano aperte in questa data portavano sui tavoli, piatti di Rufioi di Costeggiola, accompagnati da un buon
bicchiere di vino.
Nel 1949 è iniziata quindi la prima sagra paesana, chiamata appunto dei Rufioi, che nel corso degli anni si è
sviluppata sempre più.
Il ripieno del Rufiolo di Costeggiola è sempre stato poi un segreto che si tramanda da generazione in generazione.
Una poesia datata 17 gennaio 1972 (vedi foglio allegato) ne ricorda infatti la sua originalità, ricordando un elemento
storico: la ricetta scritta di pugno da don Artemio Felisi che è stato parroco di Costeggiola dal 1925 al 1952.
Il Rufiolo di Costeggiola ha la forma del sole nascente (o come la cresta di un gallo). E’ composto da un
ripieno che è avvolto dalla pasta liscia e sottile.